martedì 5 gennaio 2016

Il libro di Enoch e il popolo delle stelle

Rapimenti UFO, manipolazioni genetiche e contatti extraterrestri paiono caratterizzare una serie di scritti religiosi, realizzati prima dell’era cristiana.

Scrivo “non per i miei, ma per le estreme generazioni  future, per gli uomini che verranno.” 

Così esordisce, in uno dei libri che prendono il suo nome, il patriarca biblico Enoch. Profeta ebraico, settimo di una discendenza di Adamo e ricordato in numerosi passi della Bibbia, Enoch appare per la prima volta nel libro della Genesi (5,18), ove si dice: “Visse in tutto 365 anni e camminò con Dio, poi non fu più veduto perché Iddio lo prese”. 

Di Enoch non si sa molto. Non conosciamo il periodo esatto in cui visse, né il luogo; con buona probabilità i diversi testi apocrifi a lui attribuiti sono stati scritti da altri, raccogliendo antichissime tradizioni orali. Sappiamo però che in queste opere si parla di un uomo saggio, perciò scelto da Dio, al quale viene concesso di salire al cielo per scoprire la storia segreta del mondo e di tornare sulla Terra con dei misteriosi “libri della saggezza divina” in cui si racconta, in una chiave che oggi definiremmo ufologica, dei primi contatti degli “angeli” con gli esseri umani.
La grande attualità di questi scritti, che il lungimirante profeta rivolge proprio alle generazioni future, è nell’immediatezza delle descrizioni di Enoch, moderno giornalista, vero e proprio cronista di un’epoca, definito “scriba” nei testi apocrifi, scelto come portavoce dagli angeli perché “scrittore e uomo giusto di verità”.
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I testi enochiani 
Tre sono i libri principali attribuiti ad Enoch, in realtà una collezione di scritti a più mani risalenti ad un periodo compreso fra il 170 a.C ed il II secolo d.C, e contenenti anche altri testi apocrifi, come il Libro dei Giubilei (quest’ultimo narra dettagliatamente la caduta degli angeli ribelli).
Il Libro di Enoch etiope (II – I secolo a.C) è il più completo e il più conosciuto, tradotto da più antiche versioni ebraiche ora perdute; quello slavo (30-70 d.C) è presumibilmente una rielaborazione del primo; quello ebraico (II secolo d.C) è invece un testo meno storico e chiaramente mitistico, forse una manipolazione, ad opera di un certo rabbino Ismael Ben Elisha, di un antichissimo originale ebraico mai rinvenuto.
Quale sia l’importanza di questi scritti, un tempo accettati dalla Chiesa tra i libri canonici ed in seguito esclusi, perché non in linea con le Sacre Scritture, è presto detto. In essi il patriarca e profeta narra in maniera oltremodo dettagliata i primi incontri, antidiluviani, tra le TRACCE NELLA STORIA. Dall’antichità ad oggi angeli del Signore e gli uomini di questo pianeta; la caduta dei primi, corrottisi perché innamorati delle donne della Terra; la composizione delle schiere angeliche; l’ordinamento del cosmo e del creato. In pratica in Enoch troviamo spiegati in maniera finalmente comprensibile tutti quegli episodi biblici che nei testi sacri canonici sono a malapena accennati.

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Il viaggio di Enoch
“lo Enoch stavo benedicendo il Signore – racconta il patriarca nel libro della versione etiope – quando gli angeli mi chiamarono e mi presero. E mi portarono in un mondo i cui abitanti erano come fuoco fiammeggiante e, quando lo desideravano, apparivano come uomini”.
“Una visione mi apparve – aggiunge Enoch in un’altra parte e nubi mi avvolsero e persi conoscenza. E divenni sempre più veloce, come una stella cadente e come i fulmini. E nella visione un vento impetuoso mi sollevò e mi portò in cielo. lo vidi l’aria, l’etere ancora più in alto. E mi portarono in cielo, e mi indicarono un mare più grande del mare della Terra. E i venti, nella visione, mi facevano volare e mi portarono su, sino a un muro di cristallo, circondato da lingue di fuoco. Ciò cominciò ad incutermi spavento.
lo entrai nelle lingue di fuoco e mi avvicinai alla Grande Casa che era costruita di cristallo. E le pareti di quella casa erano come mosaico di una tavola pittorica in pezzetti di cristallo; e il pavimento era di cristallo. Il soffitto era come il corso delle stelle e dei fulmini: e in mezzo a loro, cherubini di fuoco; e il loro cielo era acqua. E vi era fuoco che bruciava intorno alle pareti e le porte ardevano per il fuoco …
E io vidi un’altra cosa, costruita con lingue di fuoco. Il pavimento era di fuoco e, su di esso, il fulmine. lo guardai e, all’interno, vidi un alto trono. E io vidi i Figli dei Santi camminare sul fuoco ardente; i loro abiti erano bianchi e i loro volti trasparenti come cristallo”. 

Questa narrazione, verbalizzata oltre duemila anni or sono da persone totalmente digiune di conoscenze scientifiche, è a dir poco sorprendente, se messa a confronto con i racconti dei moderni rapiti dagli UFO.
In Enoch troviamo la stessa meraviglia, lo stesso stupore di chi oggi racconta di essere stato sollevato in aria da un fascio di luce e portato all’interno di una strana macchina volante con sedili, combustibili e congegni elettrici (“il fuoco e il fulmine”), al cospetto di esseri scafandrati, “dal volto di cristallo”. ‘Intervento degli angeli ribelli Fra i primi studiosi che hanno sottolineato questa somiglianza c’è lo scrittore francese Robert Charroux, il quale negli anni Settanta commentava: “Onestamente questi’ angeli’ hanno pensieri e comportamenti tipicamente umani, assolutamente inconciliabili con una natura divina. Se ad essi attribuiamo la natura dei cosmonauti, di esseri provenienti da un altro pianeta, tutto si chiarisce”.

L’esperienza a bordo della strana macchina volante, che in alcuni passi viene indicata come “la Gloria del Signore”, è per Enoch sconvolgente. Il patriarca scopre che l’Universo è abitato e ricco di pianeti, sorvegliati da angeli detti Veglianti o Vigilanti. Nei Libri segreti di Enoch, una delle tante versioni derivate dal testo etiopico, il profeta racconta:
“Mi fecero vedere i Capitani e i Capi degli Ordini deIle Stelle. Mi indicarono duecento angeli che hanno autorità sulle stelle e sui servizi del cielo; essi volano con le loro ali e vanno intorno ai pianeti”.

Qualcosa di simile raccontano alcuni moderni rapiti dagli UFO, molti dei quali insistono su certe conoscenze astronomiche fornite dagli alieni. Lo stesso avviene con Enoch, al quale vengono mostrate “le stelle del cielo” .
“Vidi come venivano pesate – racconta – a seconda della loro luminosità, della loro lontananza nello spazio e de! giorno della loro comparsa”.
Utilizzando, quindi, il medesimo sistema in uso alla moderna astronomia. Ma è forse un caso che in ebraico Enoch significhi “il conoscitore”? E a bordo della macchina volante Enoch apprende direttamente dal “Signore”, colui che sedeva su un grosso trono, della ribellione dei Veglianti della Terra. Questo episodio viene brevemente accennato anche nella Genesi (6,2), ma Enoch è molto più accurato.
La versione etiope così descrive l’accaduto: “Fra i figli dell’uomo vi erano figlie belle e seducenti. E gli angeli, i figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero tra loro: ‘Andiamo, scegliamoci delle mogli che ci partoriscano dei figli’. E Semyaza, il loro capo, e tutti e duecento scesero, nei giorni di Jared, sulla cima del monte Hermon. E tutti presero delle mogli e cominciarono a unirsi a loro e a sollazzarsi con loro. Ed insegnarono loro vezzi ed incanti e a tagliare radici e a conoscere e distinguere le piante. Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi giganti, che si volsero contro gli uomini e divorarono l’umanità”.

Rileggendo con occhi moderni l’occhio biblico si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una razza di colonizzatori, i Veglianti o Vigilanti, che tradiscono l’iniziale obiettivo, presumibilmente la mera osservazione a distanza della Terra e si mescolano agli uomini, offrendo conoscenze e tecnologie per le quali la razza umana è impreparata. Quest’idea è ribadita nel pezzo che segue, allorché un Vigilante insegna agli uomini una forma primitiva di tecnologia, sino ad allora sconosciuta, e l’arte della guerra.

“E Azazel – riferisce il testo – insegnò agli uomini a far spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli”.

Questa vera e propria civilizzazione dall’esterno si risolve di fatto in ciò che i sociologi chiamano “shock culturale da confronto”. In pratica assistiamo alla contaminazione di una razza umana incapace di assimilare conoscenze per le quali è impreparata, che da quel momento perde la propria identità e comincia a conoscere i mali del mondo, come la guerra. La stessa unione fra umani e Veglianti genera mostruosità. Le Pleiadi, ammasso stellare nel cui centro, secondo alcune credenze di origine ebraica, risiederebbe Dio con la sua corte celeste. .
I “figli degli angeli” sono delle creature abnormi che mettono in pericolo l’esisitenza stessa della Terra. Costoro non necessariamente sono frutto di un rapporto sessuale. In un passo del Libro di Enoch si accenna chiaramente alle manipolazioni genetiche che i Vigilanti, come i moderni alieni Grigi, sperimentano.

“E Kas, il figlio del serpente, insegnò ai figli degli uomini tutte le punture degli spiriti e le trafitture dell’embrione nell’utero”.

Dall’antichità ad oggi L’inglese Lonl Clancarty (alias Brinsle, Le Poer Trench) è stato uno dei primi studiosi a fornile una nuova interpretazione in chiave ufologica della Bibbia. É interessante notare, inoltre, la qualifica di “figlio del serpente”. Essa, al di là della tradizionale rilettura in chiave satanica, ci riporta all’interpretazione ufologica della Bibbia realizzata nel 1960 dallo studioso inglese Lord Clancarty che, nel libro The Sky People, giunge alla conclusione che gli antichi patriarchi ebraici ebbero contatti con un popolo dello spazio che aveva come simbolo un serpente, il cui culto ricorre nelle mitologie antiche di tutto il mondo.
Quasi a supporto di questa ardita tesi valga la straordinaria somiglianza del nome del capo degli angeli ribelli, Semyaza, con Semjase, l’astronauta extraterrestre con cui si dicono in comunicazione diversi medium americani ed un contattista svizzero. Semjase proverrebbe dalle Plejadi; curiosamente lo stesso gruppo stellare al cui centro, secondo alcuni credo di derivazione ebraica come il culto mormone, vivrebbe Dio con i suoi angeli.

Oannes, secondo la mitologia sumerica, era un essere ittioforme, salito dal mare per istruire gli esseri umani. Se, come molti studiosi di clipeologia, concordiamo sul fatto che i Veglianti fossero in realtà visitatori spaziali la cui natura venne misinterpretata (e divinizzata) dagli antichi ebrei, notiamo forzatamente un altro punto.
Gli angeli caduti di Enoch hanno ben poco in comune con i diavoli con corna e coda dell’iconografia cristiana, come pure con l’episodio biblico della ribellione degli angeli. Essi, e questo tradisce la loro natura umanoide, sono solo degli osservatori affascinati dalle bellezze della Terra, che non hanno saputo resistere alle debolezze della carne e che si sono contaminati, contaminando a loro volta. Ciò è successo, spiega Enoch, in quanto, a differenza dei Cherubini e dei Serafini, “essi non possedevano tutte le conoscenze dell’Universo”.

La natura umanoide dei Veglianti si ricava anche dall’esame di altri brani, allorché Enoch, rapito in cielo, inizia a descrivere altre creature. Alcune spirituali, quali gli Arcangeli, i giusti, gli eletti e i “non dormienti”, che stanno dinanzi a Dio; altre infernali, come i “Grigori”, i diavoli che hanno rinnegato Dio; altre non meglio identificate, come “gli uomini dalla testa bianca”, frutto dell’unione con i “figli del Signore”. Fra questi ultimi vi sarebbe anche Noè che, nella versione slava del Libro di Enoch, si vede costruita dagli angeli – e non dai propri figli – la celebre arca che lo salverà dal diluvio, mandato per distruggere i giganti.

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La missione degli Osannini 
Rileggendo oggi il Libro di Enoch in chiave moderna, e alla luce delle ultime conoscenze sui fenomeni di rapimento UFO, notiamo di avere a che fare con una narrazione mitizzata di eventi ben noti nella casistica ufologica.
Il primo dato che salta all’occhio, da un’attenta lettura del testo, è che nell’universo mistico di Enoch esistono due categorie ben distinte di angeli:
 i primi sono creature tipicamente bibliche, esseri di luce superiori all’uomo per natura e per saggezza, in diretto contatto con l’Altissimo; sono chiamati Cherubini, Serafini e “Osannini” (Osannes, termine affine agli Oannes, gli “spaziali” sumeri portatori di civiltà) e sono soliti fornire messaggi rapendo in cielo le persone o, come precisa la versione slava del Libro, “penetrando in camera da letto”;
 i secondi, detti Veglianti o Vigilanti, sono una razza decaduta che il Libro di Enoch definisce “un tempo santi, puri spiriti, viventi di vita eterna, contaminatisi con il sangue delle donne”, padri di una stirpe di “giganti, esseri perversi chiamati spiriti maligni”, sterminati dal diluvio. Circa questi ultimi non si può fare a meno di notare come il loro nome, Veglianti o Vigilanti, risulti identico al termine “Watchers” (Guardiani), utilizzato dai moderni rapitori alieni nel presentarsi ai terrestri sequestrati in camera da letto e portati a bordo di un UFO.

Se da una parte il comportamento degli antichi Vigilanti ricorda straordinariamente quello dei Grigi, nella casistica sulle abductions, dall’altra gli Osannes o Osannini corrispondono alla perfezione ai maestri cosmici dei contattisti. Tali entità di luce, la cui esistenza è stata messa in dubbio dagli ufologi proprio per questa natura così palesemente angelica, sarebbero incaricate di rimediare alla contaminazione antica ristabilendo un’evoluzione spirituale, persa dai terrestri dopo il contatto con i Vigilanti. É quanto sembra voler sottolineare Enoch stesso, dedicando il proprio libro ai posteri, come “discernimento della verità”.

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Di ampliamente pannasus.wordpress.com

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