lunedì 20 aprile 2015

GESU di NAZARET o GESU il NAZARENO? (7a parte)

Questo lungo e laborioso (e grandioso) articolo -che suddividerò in più parti- contiene una gran quantità di link che riportano ad altri documenti di approfondimento, ma non li posterò tutti qui (solo alcuni). Quindi, se avrete voglia di allargare i vostri orizzonti ulteriormente su questo argomento, non dovrete far altro che cliccare su questo LINK per entrare nella pagina web d'origine, là dove l'ho trovato, letto, e infine pubblicato qui.

IL DIO-LOGOS della GNOSI

- By Antonio Bruno, per Edicolaweb
 
La Gnosi e lo Gnosticismo acquisiscono oggi un rinnovato interesse agli occhi di coloro che orientano la propria ricerca epistemologica o che sono volti a uno specifico e più soggettivo percorso di crescita spirituale.
È indubbio che lo Gnosticismo - anche alla luce dei recenti ritrovamenti casuali o archeologici di scritti pergamenacei o d'altra natura che sembrano gettare una luce radicalmente diversa e tratteggiare diverse angolazioni dalle quali osservare la vita politica, sociale e religiosa delle terre in cui visse Gesù detto il Cristo - costituisca un forte richiamo in un'epoca come la nostra, contrassegnata da un'apparente quanto marcata dicotomia. Da un lato, cioè, assistiamo ad una pressante, a volte disordinata, richiesta di recupero di un passato più o meno vago, in cui la nostra intera cultura e struttura sociale affondano le radici (e, qui, includiamo senz'altro il famoso "senso del magico", il recupero delle tradizioni, ecc...) e dall'altro non possiamo più ignorare le pressanti istanze di "rinnovamento", innegabili richieste di un progresso "esegetico" e di conoscenza che rifiuta la cristallizzazione tipica delle religioni.
Potrei dire, con un'espressione forse un po' retorica, che "vogliamo sapere la verità" e che una separazione netta, indiscutibile, fra fede e verità storica, benché rispettabile, ci va sempre più stretta.
In quest'ottica, la riscoperta della Gnosi e dello Gnosticismo acquisiscono un ruolo preminente.
Già nel 1900, "G.R.S.MEAD", l'oscuro autore di "Fragments of a Faith Forgotten", affermava:
"Il compito dello studioso dovrebbe ora consistere nel trovare termini adatti alle tecnicità della Gnosi, nel porre i vari ordini di idee in giusto rapporto tra loro e mostrare che il metodo della Gnosi, la quale considera i problemi della Cosmogonia e dell'Antropogonia dall'alto, può essere tanto razionale nel suo dominio quanto lo sono i metodi delle moderne ricerche scientifiche, le quali considerano tali problemi interamente dal basso".

Un po' come dire "cosmogonia metafisica in contrapposizione ad una cosmologia che non può uscire dai suoi ambiti puramente fisici".
Ma cosa affermano gli Gnostici, ovvero i "conoscitori", dato che "gnosis", in greco, significa "conoscenza" ?
Non è una facile impresa descriverne esaurientemente i postulati epistemologici poiché dobbiamo ricordare che la Gnosi costituisce una vera e propria religione, con le sue strutture gerarchiche ed i suoi dogmi. Nient'altro che una religione in più, allora ?
Mi si dirà. Sì, ma non solo.
La Gnosi, se è una religione, porta con sé anche una parte di verità, come le altre religioni. Probabilmente, una parte piuttosto importante e "scomoda", se il Cristianesimo ufficiale, quello emerso a partire dal II secolo d.C. in contrapposizione ai saldi sistemi religiosi giudaici, si è tanto affannato, nel corso dei secoli, a sopprimerne culto e diffusione anche fisicamente, come si vedrà drammaticamente in pieno Medioevo, quando si assisterà a veri e propri stermini fisici di tutti coloro che se ne faranno attrarre.
Come scrissi tempo fa, la Verità è un caleidoscopio mentre le religioni ed i vari percorsi conoscenziali rappresentano i numerosi vetrini colorati che possono sempre stupirci con nuove combinazioni di colori che riflettono il fulgore del sole.
In questa sede, vista la vastità delle dottrine gnostiche, posso solo provare a tratteggiarne un aspetto sperando, così facendo per inevitabili limiti espositivi, di non accrescere unicamente confusione in chi mi legge, ben consapevole che le estrapolazioni sono sempre pericolose. Credo, comunque, che valga la pena di rischiare, se non altro come stimolo per eventuali, ulteriori approfondimenti.
Rifacendoci, pertanto, ad un testo gnostico dei nostri tempi non molto conosciuto ma ben chiaro nelle sue esposizioni ("La Santa Gnosi", di Fugarion e Bricaud, Sovrano e Patriarca Gnostico e Gran Maestro dell'Ordine Martinista ed. Atanor, 1922), proviamo a delineare sinteticamente cosa lo Gnosticismo afferma a proposito di Incarnazione e Liberazione.

Innanzitutto, viene fatto rilevare come il Salvatore atteso non fosse altri che "Mithra", antica divinità dionisiaca detta "Il Buon Pastore", e si ricorda che lo si invocava come "Colui che forma la nostra gioia e la nostra felicità, Colui nel quale sono riposte tutte le nostre speranze".
Poi, si precisa la reale esistenza di un uomo che si chiamò Jeoshua e che si presentò come Salvatore.

Nel testo citato leggiamo:
"Gesù nacque in una regione magnetica - la Palestina - e nella parte nordica di questa regione, in Galilea, contrada che ne forma il polo positivo o espansivo, mentre la Giudea ne è il polo negativo o concentrativo, nel centro del circolo in cui sono comprese tutte le nazioni che collaborarono all'istituzione della Civiltà. E nacque nell'epoca in cui, dopo la spedizione di Alessandro, si faceva la sintesi di tutto il pensiero di Oriente ed Occidente".

Più sotto leggiamo:
"Gesù era uno spirito illuminato e misericordioso del Regno del Cielo Circumterrestre disceso sopra la Terra ed incarnatosi espressamente per salvare l'umanità degenerata e per reintegrarla fisiologicamente, spiritualmente e sociologicamente nel suo stato primitivo".
Ma un'idea più chiara del concetto gnostico di Gesù ce la possiamo fare dove si legge: "Egli possedeva tutta la Scienza Divina, tutta la Gnosi, tutta la Sapienza del Logos: e il Logos abitava in lui, si manifestava in Lui, ed egli era l'incarnazione del Logos. (Dio è presente ovunque ma in Gesù si è manifestato in maniera eccezionale e speciale). Gesù fu dunque un Cristo, un uomo unito a Dio".

Esistono, per gli Gnostici, due Cristi: un Cristo Universale ed un Cristo Terrestre il quale, proiezione e riflesso del primo, si è presentato sulla Terra in forma umana con tutti i caratteri dell'uomo "primitivo".
Cosa significa quel "primitivo"...?
"Come uomo terrestre, vestito di un corpo carnale, il Cristo del nostro pianeta ha dovuto subire una involuzione ed un avviluppamento, una specie di annientamento, come dice S. Paolo. Facendosi uomo terrestre, innestandosi cioè sullo psycholon di un humanimale, il Cristo, per incarnarsi, dovette involversi in una molecola-germe. Quando poi questa molecola-germe, una volta incarnatasi, si risvegliò, allora il Cristo si evolse: ma questa evoluzione non poté giungere fino alla perfezione del Cristo-Spirito, bensì fino ad un certo limite che le condizioni terrestri non permettono di oltrepassare".

Ancora, nel testo gnostico citato, troviamo queste parole:
"Gesù fu sulla Terra un focolare vivente di luce intellettuale e morale. In tal modo Dio-Logos si trovò incarnato sulla Terra col suo organo di riflessione, senza che per questo Egli abbia mai lasciato il punto centrale dell'Universo dove risiede".

Lo Gnosticismo, insomma, presenta una sua "genesi" del Cristo basata su quelle conoscenze mitriache e misteriche da cui chiaramente derivava.
Si parla di "Logos", di "psycholon", di "avviluppamenti nella materia" e di "molecole-germi". Si parla di umanità in evoluzione e si definisce il Cristo, praticamente, un "organo di riflessione" del Dio-Logos. Il concetto evolutivo-esoterico c'è ancora tutto e lo si ritrova in tutto quel Cristianesimo Gnostico che, probabilmente, sarebbe stata la nostra religione odierna (a scanso di inconvenienti storici e politici d'altra portata), se il Cristianesimo dei primi Padri non si fosse peritato con ogni mezzo di sopprimerne ogni ricordo relegandolo ad un culto segreto, coltivato da circoli e movimenti destinati per lungo tempo a rimanere nell'ombra.
L'istanza, per cui questi primi Padri della Chiesa ritennero indispensabile cancellare ogni traccia del concetto del Dio-Logos "riflesso" sulla Terra nell'Incarnazione Cristica, è, probabilmente, di carattere politico, ovvero di "potere".

È una conclusione altre volte dichiarata da me in quanto la ritengo la più ovvia e la più evidente.
Si doveva costruire un sistema religioso che fosse, al contempo, l'erede spirituale e materiale dell'Impero Romano e che consentisse l'instaurarsi di una fede "leader" sulla galassia di sette e movimenti fideistici esistenti allora sulla Terra.
Di un Dio-Logos riflesso, tutti si potevano "impadronire", tutti potevano dire di esserne una parte. La nuova religione avrebbe dovuto avere dei caratteri di sacra investitura, dei dogmi indiscutibili che ne sancissero la diretta discendenza da Cristo.
Di qui la mistificazione leggendaria di un Cristo che definisce l'apostolo Pietro la "pietra" su cui avrebbe edificato la "sua" Chiesa... Questa era la fondamentale istanza. Un nuovo sistema dominante stava nascendo; la civiltà dell'Occidente, per 2.000 anni, ne sarà profondamente condizionata, coinvolta, e trascinata.
Peccato che la verità abbia il brutto difetto, prima o poi, di tornare sempre a galla...

Un po' piu' di luce seria sul personaggio Gesu' il nazareno vedi qui:  http://www.donninidavid.it
http://www.donninidavid.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=3 : la citta' di Nazareth esisteva al tempo di Gesu' ? NO !

Un'altra versione sulla vita su Gesu' il rivoluzionario:  http://coscienza.tv/?p=28
Il GESU' CRISTO della "fede cristiana", in realta' e' il simbolo mitologico, della realta' del SOLE

Il Gesu’ dei vangeli apocrifi
La scoperta più entusiasmante, per chi legge i Vangeli Apocrifi, ossia «segreti», «tenuti nascosti», che la Chiesa ha escluso dal suo canone è che l’immagine di Gesù, da essi trasmessa, non trasfigurata dal mito e dalle sovrastrutture dogmatiche, è proprio quella che più sazia oggi la nostra sete di giustizia, di pace e di amore. Gesù non è negli apocrifi la vittima espiatoria delle nostre colpe ancestrali, né il Figlio di Dio, che vuole essere adorato, ma l’uomo che si è proposto come esempio per insegnarci a vivere con serenità, con la coscienza tranquilla che non si lascia corrompere e contaminare dal male.
I più antichi apocrifi, erano i Vangeli appartenenti a comunità giudaiche, sparse fin dagli albori del cristianesimo in Palestina e in Siria. La voce di questi primi cristiani è stata soffocata. Dei loro Vangeli non rimane che qualche citazione, talora distorta e malevolmente interpretata, negli scritti posteriori dei Padri della Chiesa. Ricercare pazientemente quei frammenti, riordinarli, penetrare il loro profondo significato, è stata per me un’esperienza affascinante.
Per gli Ebioniti (dall’ebraico «ebionim», «gli umili», «i poveri»), Gesù era un uomo giusto che, ispirato da Jahve come gli antichi profeti biblici, aveva tuonato contro i ricchi, i potenti, i profittatori. La presenza tra i suoi discepoli di almeno tre zeloti, faceva credere che egli si fosse investito di una missione rivoluzionaria, che era andata fallita, ma aveva fatto di lui un simbolo sacro.
I Nazareni (da nazir «il separato») riconoscevano in Gesù un modello di purezza e di rigore morale, che li teneva separati, non contaminati, dalla corruzione della società. Per darne segno, essi seguivano un’usanza che si fa’ risalire a Mosè: un voto perenne o temporaneo di castità e semplicità di costumi, tenendo per tutto il periodo del voto i capelli intonsi. Il loro nome corrisponde all’epiteto dato a Gesù stesso «il Nazareno», che non deriva, come comunemente si crede da Nazareth, inesistente a quei tempi, ma denuncia invece, anche da parte di Gesù, l’osservanza di un simile voto.
Altrettanto casti, poveri e vegetariani, erano i Nicolaiti, secondo la tradizione fondati da un diacono dei primi apostoli, di nome Nicola, e più tardi gli Encratiti, che, rinunciando anche al vino, commemoravano il ricordo di Gesù cenando con pane e acqua.
Questo comportamento d’umiltà, povertà e frugalità dilagherà nell’ IV secolo a intere masse di fedeli, con i Manichei, poi nel Medioevo con i Catari («i puri»), più tardi con i Poveri di Lione, fondati da Pietro Valdo e gli Spirituali, eredi di S. Francesco, come protesta popolare contro la corruzione della società e contro la stessa Chiesa che si era lasciata coinvolgere, rifiutando la sua autorità e la sua concezione di Gesù, Signore, Re dei Re, assiso trionfalmente in trono, per ripresentarlo umile tra gli umili, povero tra i poveri.
Intanto, già fin dal II secolo, nel colto ambiente di Alessandria d’Egitto, erano cominciati a diffondersi i Vangeli gnostici, di ispirazione neoplatonica, che interpretavano la predicazione di Gesù su fondamenti razionali.
Dagli gnostici Gesù era visto come simbolo della verità che illumina alla conoscenza (questo è il significato del vocabolo greco, “gnosis”) del bene e del male, per cui è possibile all’uomo di seguire la via della rettitudine per intima convinzione.
Lo gnosticismo, imponeva un severo distacco dalle occasioni di peccato, ma anche una carità fraterna, rivolta ad aiutare gli altri, comunicando loro la gnosi appresa. Il bacio, tra gli gnostici, non era soltanto un segno di affetto, ma il mezzo con cui chi amava, fecondava e generava, un altro fratello.
Un filo conduttore, lega queste varie correnti eretiche del cristianesimo:
L’umanità di Gesù con tutte le passioni più nobili dell’uomo: lo sdegno per l’intolleranza, la prepotenza, la cupidigia di denaro, la pietà per i poveri ed i sofferenti, la capacità di commuoversi e di piangere, il coraggio di rintuzzare il bigottismo farisaico e di sferzare i mercanti del Tempio, di affrontare a viso aperto i potenti.
Un uomo, la cui tragica fine – e l’apocrifo che riporta un immaginario scambio di lettere fra Pilato e l’imperatore Tiberio, vuol essere una testimonianza dell’ipocrisia del potere politico, che elimina un personaggio molesto e poi ne compiange la morte – ne ha fatto un martire ed un modello ideale per tutti quelli che lottano per la libertà e la dignità umana.
Forti movimenti religiosi, soprattutto protestanti, ai nostri giorni, tornano ad accentuare quest’aspetto di Gesù. «Gesù ha predicato contro ogni ingiustizia, privilegio e oppressione. Il vero cristiano deve essere rivoluzionario», dicono i combattenti per la libertà dell’America centrale. «Se Gesù è stato crocefisso in qualità di sobillatore – scrive il luterano J. Moltmann, – come non dovremmo noi oggi, attuare questa sua funzione nella critica della nostra società?»

È questo il vero Gesù? Si, è anche questo.
Nella molteplicità d’interpretazioni che permette la vicenda di Gesù (Figlio di Dio, Redentore, vittima espiatoria, predicatore, profeta, modello di virtù, combattente per la libertà) sta’ il segreto del suo eterno fascino.
Nemmeno Gesù si sottrae al destino di ogni essere vivente: ognuno conta per gli altri nella misura in cui gli altri riescono ad attribuirgli una personalità che corrisponda a ciò che essi si aspettano da lui.
E oggi, in questa società sconvolta dal male, sempre sull’orlo di una catastrofe anche le previsioni apocalittiche di una non lontana distruzione del mondo intero, attribuite a Gesù da certi apocrifi, sono di sconvolgente attualità. Non per intervento dell’ira divina, come Gesù pensava, ma certo a causa della follia degli uomini stessi, potrebbe essere prossima la fine del mondo.
Riusciranno almeno i superstiti – se ve ne saranno – a fare tesoro degli ammonimenti del Gesù degli apocrifi, per costruire finalmente un nuovo mondo, basato su principi di amore, di fratellanza, di giustizia?

By Marcello Craveri – Tratto da: visione alchemica.com

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