domenica 3 febbraio 2013

Flash Mob international 14.2.2013

One Billion Rising
One Billion Rising, flash mob che il 14 Febbraio porterà milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo per dire basta ai soprusi sulle donne. 

Saranno un milardo di persone, nella maggior parte donne, che ballerà in nome della consapevolezza e della solidarietà protestando contro lo scandalo di questa violenza e celebrando la volontà di mettervi fine.
Quando si parla di violenza sulle donne, il pensiero corre alle migliaia di campagne che sono state realizzate, ciononostante il problema continua a esistere, si stima che ancora oggi una donna su tre subirà violenza e questo dato significa appunto, un miliardo di donne. 
Sono cifre terribili, che da sole non raccontano il dolore, l’umiliazione e la paura, sono solo statistiche, ma bisogna rendersi conto che riguardano “TUTTI”, uomini, donne, nessuno escluso. E questo vale per tutto il mondo, dall’India passando per il Medio Oriente, fino all’Italia, dagli Stati Uniti fino alla Groenlandia e ritorno, ovunque le donne sono oggetto di violienza, ed è inutile fare finta che certe cose da noi non accadono, basta dare uno sguardo alla cronaca. E’ giunto il momento di agire per porre fine a questa strage. 

Eve Ensler, drammaturga statunitense, nata a New York il 25 maggio 1953 e autrice tra l’altro de “I monologhi della vagina“, opera premiata con un Obie Award nel 1997, e tra l’altro vittima di un infanzia difficile, segnata da abusi sessuali ad opera del padre con il silenzio consenziente della madre, cosa che spinse la Ensler a fuggire più volte di casa e ad abbracciare la causa femminista e a fondare il V-Day, ora ha voluto lanciare la campagna One Billion Rising. 
Un’iniziativa diversa da quelle viste fino ad oggi, perché ha un obiettivo davvero ambizioso, quello di raggiungere un miliardo di persone. Così come ho già scritto all’inizio il 14 febbraio 2013, giorno del 15° anniversario del V-Day, un miliardo di donne e uomini di 189 paesi del mondo balleranno insieme in nome della consapevolezza e della solidarietà, protestando contro lo scandalo di queste violenze e celebrando la volontà di mettervi fine. 

La Ensler sostiene che “un miliardo di donne violate è un’atrocità” e “un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione“. 
Ballare significa libertà del corpo, della mente e dell’anima. E’ un atto di ribellione, in contrasto con le forme oppressive delle costrizioni patriarcali. 
L’iniziativa sta suscitando grande curiosità e attenzione da parte dei media di tutto il mondo, il Guardian in testa, e per diffonderla è stato realizzato anche un video dal titolo “Break the Chain“, rompere le catene. 
Inoltre migliaia di associazioni in tutto il pianeta hanno aderito: da Amnesty International a Equality Now, e intanto si allunga ogni giorno la lista dei testimonial d’eccezione che supportano la campagna, solo per citarne alcuni: Robert Redford, Yoko Ono, Naomi Klein, Jane Fonda, il Dalai Lama, Berenice King (figlia di Martin Luther King), Michelle Bachelet, ex Presidente del Cile e oggi responsabile di Un Women. 
E anche l’attivista e ambientalista Vandana Shiva ha aderito alla campagna con un articolo sull’Huffington Post, dove denuncia come la violenza contro le donne si sia intensificata divenendo più pervasiva nel passato recente, ha assunto forme più brutali, come nella morte della vittima dello stupro di gruppo di Delhi. Tra l’altro, quello che lascia sconcertati è l’esternazione fatta dal guru indiano Asaram Bapu, secondo lui la studentessa indiana Jyoti Singh Pardey, se avesse implorato i suoi aggressori non sarebbe stata uccisa, sono dichiarazioni gravi, invece dei responsabili sotto accusa finiscono le vittime. 

In Italia sono già 113 le donne uccise in meno di un anno e anche qui le sentenze dei giudici non solo non rendono giustizia, ma colpiscono due volte le donne, accusate di essere istigatrici di violenza solo perché escono la sera e per come si vestono, per alcuni uomini il livello di sobrietà si misura in base all’orlo della gonna, tra una suora e una donna stuprabile ci sono 60 centimetri di differenza, mentre secondo me il problema è culturale e queste affermazioni fanno si che i soprusi diventino un’abitudine. 
Io come donna esigerei pene più esemplari, perché l’uomo che commette simili reati deve capire la gravità dell’atto compiuto, chi usa violenza su una donna non può avere la stessa pena, se non minore, di chi commette un reato economico. 
A volte mi chiedo se per la giustizia la vita umana abbia meno valore di un pugno di soldi, ultimamente si è fatto tanto chiasso per la fuga di Corona, come se si trattasse di un pericoloso assassino, invece che un uomo colpevole di un’estorsione, per carità è un reato grave, ma chi ha violentato una donna secondo me ha commesso un atto spregevole, nonchè assai più grave, le due cose non sono neanche lontanamente equiparabili, non possono avere la stessa condanna, non mi sembra sia resa giustizia in quest’ultimo caso, non è una sentenza equa, eppure le leggi ci sono, basterebbe applicarle.
Ileana Daghino

fonte:  http://www.italianopercaso.it/one-billion-rising/

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