domenica 9 dicembre 2012

Tibet: "strane" rivelazioni

Le favole del Tibet
    Autore: Joël Labruyère
    Messo in linea il: 19.10.12
    Estratto da Tibet: La Guerra Occulta

    Ne ho sentite di stranezze sul comportamento dei vari governi nel mondo, ma questa mi ha lasciata davvero a bocca aperta. Lo scenario è ... come dire... aaahhh non saprei proprio come definirlo! e forse è pure meglio così. Non voglio esprimere opinioni su quanto è scritto nell'articolo che sto ospitanto qui, perché nonostante la fonte pare sia attendibile, esito a crederci. Ma resta il fatto che, comunque sia, è sempre e solo la popolazione ignara a pagare le conseguenze di certe scelte.

    Da mezzo secolo, il popolo tibetano geme sotto la zampa dell’orco cinese, ma sapevate che al di là delle apparenze, i governi cinese e tibetano stanno attuando una farsa di cui una loggia segreta ha curato la messinscena?
    Le rivelazioni che seguono saranno un duro colpo per gli idealisti: è il colpo di grazia finale o quello che ci risveglia dal torpore delle favole che si raccontano sul Tibet?
    Il Tibet mitico è un luogo sacro della moderna cultura profana. Il popolo tibetano e le sue credenze sono diventati la buona coscienza della nostra civiltà materialista che ha annientato le proprie tradizioni. Dall’esilio del quattordicesimo Dalai Lama, il Tibet appare come un’isola vergine che non sarebbe mai stata contaminata dal peccato originale, come se il buddismo tibetano fosse avvolto per sempre nelle nevi eterne della purezza politica e morale.
    Per scoprire che cos’è davvero il Tibet e il lamaismo, avventurandosi al di là del Viaggio di una parigina a Lhasa o di Tintin in Tibet, e senza farci impressionare dalle prosternazioni degli intellettuali convertiti, abbiamo intervistato un Tibetano di antica stirpe. Un orientale che per un attimo accetta di disfarsi del suo sorriso perenne per parlare con sincerità di cose proibite, cosa assai rara.
    Il signor Bhodyoul vanta, tra i suoi antenati buddisti della confraternita dei Lohan, sia dei lama Karmapa (berretti rossi) sia dei Gelugpa del lamaismo ufficiale (berretti gialli), quindi non è propriamente un settario. Grande erudito e spirito libero, conosce la storia e le cineserie della politica asiatica. Ma la cosa più preziosa è che ha precise conoscenze della magia tibetana, senza la quale i sogni del Tibet non potrebbero ammaliare l’Occidente.


    J.L.: Signor Bhodyoul, lei è un Tibetano di nascita che ha preso la cittadinanza di un Paese europeo dove ha svolto una carriera commerciale fino all’età del pensionamento, verso gli anni Novanta. Ha lasciato il Tibet all’età di 14 anni con i suoi genitori e sua sorella, che ora vive in America. Non mi dilungo oltremodo sulle sue origini per motivi di sicurezza, perché vi sono buone ragioni per credere che un Tibetano troppo loquace non sia molto gradito.
    L’immagine che abbiamo dei suoi compatrioti è quella di lama eruditi che si occupano della salvezza delle anime e, più prosaicamente, di questioni immobiliari. Per quanto riguarda i Tibetani laici, ci vengono presentati come un popolo mite, sempre allegro e contento della propria sorte, nonostante la crudele repressione della Cina.
    Una volta la nostra intellighenzia non tollerava critiche nei confronti di Stalin; ora gli intellettuali atei non finiscono più di elogiare il Tibet e il suo capo teocratico, intronizzato ambasciatore della pace e della saggezza. Lei invece ritiene che tutto questo sia una messinscena, o peggio ancora, un pericolo, una vera calamità! Si presenta quindi come un apostata del lamaismo, uno spirito libero che non si riconosce nel ritratto dell’esiliato martire che è stato tracciato dai suoi compatrioti della diaspora. Secondo lei questo esilio ha consentito di portare a termine una strategia di conquista iniziata da secoli. Ci riferiamo in particolare a una conquista occulta che lei denuncia come l’organizzazione di una confraternita che opera nei retroscena del lamaismo.
    Ci ha contattato senza declinare la sua cittadinanza, con un accento indefinibile che potrebbe essere tedesco, inglese o perfino olandese. Parla un ottimo francese ma non è cittadino francese. Certo, potrebbe essere un agente della Cina o appartenere a un clan opposto ai Gelugpa a capo del governo tibetano in esilio, ma ho buoni motivi per ritenere le sue rivelazioni fondate, perché collimano con altre fonti affidabili. Le sue rivelazioni fanno esplodere la politica delle società segrete e delle religioni ufficiali che servono loro da paravento. In questa sede sono rivelati i più alti interessi delle logge che tirano i fili nell’ombra. Ha qualche precisazione da aggiungere a questa presentazione sommaria?

    Bhodyoul: È raro che un asiatico esiliato sia loquace quando si tratta di fatti in cui sono coinvolti i Cinesi e il governo tibetano in esilio. Fossi solo non sarebbe un problema, ma bisogna evitare che la mia famiglia venga individuata. Dando troppi dettagli sulle mie origini, sullo statuto della mia famiglia e su ciò che faceva mio padre o i miei antenati, credo che gli agenti cinesi e tibetani, per non parlare della CIA, potrebbero ritrovarmi.
    Dirò semplicemente che sono originario della regione di Gyantsé, a un centinaio di chilometri a nord del Bhutan. Senza compromettermi troppo aggiungo che i miei antenati sono originari del Kashmir, come molti buddisti indiani che fuggirono dalla repressione dei brahmani. Si rifacevano alla tradizione degli antichi Arhat.
    La maggior parte si è dissolta tra la Cina e il Gobi. Rimangono solo leggende sui Lohan, «coloro che cantano in modo dolce» dai quali i lamaisti hanno mutuato la scienza dei mantra, facendone tuttavia un uso rovesciato, o satanico, come dite voi in Occidente.
    Quindi sono buddista, ma della stirpe della «Buona Legge» degli Arhat di PuTo. Un arhat è un «liberato»: così si chiamavano i discepoli del Buddha che avevano raggiunto la Liberazione.
    In cinese, arhat si dice lohan, da qui il nome dato alle confraternite fuggite dall’India verso Nord, un esodo iniziato intorno al primo secolo a. C. che si è protratto fino al XIV secolo. Poi il lamaismo, chiamato anche «buddismo tibetano», ha soverchiato tutto, imponendoci uno Stato teocratico la cui teologia non è più buddhica nel senso originale. Vedremo in seguito perché.
    Perfettamente distaccati, i Lohan avevano fatto voto di non resistere ai loro nemici. Si supponeva che detenessero la vera scienza spirituale che libera l’anima dall’attaccamento al mondo dell’illusione, mentre la scienza del lamaismo ne fa un uso completamente opposto, rafforzando le illusioni.

    J.L.: I Tibetani sono molto presenti nei media, come mai?

    Bhodyoul: Sono molti coloro che si interessano alla politica della Cina e non saranno certo i loro vecchi amici inglesi a smentirmi: gli Inglesi non sono mai lontani.
    I media presentano i miei compatrioti come anime pure che si occupano di metafisica, mentre invece si tratta di un popolo di fieri guerrieri la cui storia è costellata di lotte tra clan opposti. I principi dei clan e gli abati dei monasteri sono sempre stati in guerra per la supremazia, gli uni chiamando in aiuto la Cina e gli altri avvalendosi dei Mongoli, a tal punto che i nostri vicini hanno sempre creduto di essere di casa in Tibet.
    Dopo tutto, quando si insediò nel 1949 la Cina comunista si sentiva nel suo buon diritto, dato che ufficialmente il Tibet è un protettorato cinese. Anche gli Inglesi ci invasero, nel 1904, e la Russia avrebbe potuto sentirsi a casa propria, visto che alcune repubbliche socialiste erano di confessione lamaista, come la Mongolia che sta rialzando la testa.
    Vorrei ricordare che il titolo di Dalai Lama esiste soltanto dalla fine del XVI secolo. Fu Altan Khan, il discendente di Gengis Khan, che lo conferì a Gyamtso, il cui nome significa «oceano», che in lingua mongola si dice dalai. È quindi un titolo onorifico mongolico, se capisce cosa intendo dire...

    J.L: È vero che il primo Dalai Lama fu nominato dai Mongoli per buoni e leali servizi?

    Bhodyoul: Sì, perché a quei tempi i Gelugpa, i berretti gialli, erano divisi in due clan nemici, in guerra anche con i Karmapa e altre fazioni. È davvero troppo complicato da spiegare, perché in Asia le alleanze si fanno, si disfano e si rinsaldano continuamente. Sönam Gyamtso, che era abate del monastero di Depung e capo dei Gelugpa, chiamò in soccorso i Mongoli. Il titolo di Dalai Lama è quindi una ricompensa di guerra. È come se gli Inglesi avessero nominato Napoleone imperatore! Non so se mi capisce. È difficile da seguire. Sappia comunque che prima del suo esilio, l’attuale Dalai Lama incontrava il grande diplomatico Ciu En-lai, in occasione delle sue visite a Nuova Delhi.
    Il Panchen Lama, da parte sua, il capo del potere reale del Tibet, si è sempre mostrato favorevole ai Cinesi. Esistono legami occulti indistruttibili.

    J.L.: Ora capisco perché i Cinesi dicono che il Tibet è sempre stata una provincia del loro impero. La rivoluzione comunista ha solo creato un fossato ideologico. Ci sarebbe quindi un interesse comune, al di là dei regimi e delle credenze religiose?
    In effetti è sorprendente constatare come i Cinesi, comunisti e atei, ci tengano all’incarnazione del bambino Panchen Lama! Dicono di detenere le prove occulte dell’incarnazione legittima di un tulku-fantasma, cosa assai strana per degli atei incalliti...

    Bhodyoul: Naturalmente la divisione ideologica è soltanto di facciata. Quando entrarono in Tibet, nel 1949, i Cinesi rispettavano la religione fino al momento della rivolta dei guerrieri Khampa che un tempo si erano opposti alla Cina. Era una provocazione dei Cinesi o un pretesto per scatenare l’esilio del Dalai Lama? Mi sono fatto la mia idea a questo proposito. Il Dalai Lama lasciò il paese accompagnato dal suo seguito composto di un centinaio di persone. Questo è inspiegabile, perché non si capisce come mai un gruppo così numeroso abbia potuto sfuggire alla vigilanza dell’esercito cinese che controllava strettamente il Potala e i dintorni di Lhasa, sorvegliando la frontiera dell’India. A quell’epoca non era difficile accerchiare completamente la modesta città di Lhasa e le strade verso l’India erano ben vigilate. Non si è mai visto un sovrano che prende la fuga in incognito con il suo seguito, i suoi servitori e i suoi bagagli attraverso centinaia di chilometri di montagna, sfuggendo alle strumentazioni, agli aerei e agli indicatori di un esercito moderno.

    J.L.: Sta diventando davvero interessante. Vuol dire che il Dalai Lama sarebbe fuggito con la complicità dei Cinesi con uno scopo politico preciso?

    Bhodyoul: Non è certo a un vecchio asiatico che si può far credere che un convoglio facilmente reperibile, guidato da un capo di governo sotto alta vigilanza, sia scomparso di notte nell’Himalaya per ricomparire misteriosamente in un palazzo di Nuova Delhi, soprattutto sapendo che l’India non aveva alcun motivo per irritare la Cina comunista. E durante quel periodo, il Panchen Lama – il vero capo del Tibet – sarebbe rimasto tranquillamente nel Paese? Perché non è fuggito, proprio lui, che i Tibetani riconoscono come il loro capo spirituale?
    Ciò significa che non esiste una nazione tibetana in esilio, poiché l’autorità reale è rimasta sul posto ai comandi del Paese che, secondo un accordo riconosciuto dalle grandi nazioni, rimane un protettorato della Cina.

    J.L.: È un punto di vista al quale non siamo abituati. Parliamo del misterioso Panchen Lama, il «Papa nero» del lamaismo. È praticamente sconosciuto, e il Dalai Lama, per il quale i media stravedono, ha l’aria di una bella farfalla che volteggia qua e là, lanciando occhiatine e incantevoli «Tutti sono belli, tutti sono gentili». Lei ritiene che sia un usurpatore perché non ha mai rappresentato il potere reale del Tibet? Constatiamo che gli Americani gli fanno assumere il ruolo di ambasciatore della pace per servire la propaganda del Nuovo Ordine Mondiale di cui è il cantore.

    Bhodyoul: Non sono solo gli Americani che lo stanno manipolando, bensì i suoi maestri segreti di Shigatsé. Ritorneremo su questo argomento a proposito della «Grande Loggia orientale».
    Il titolo di Panchen Lama risale all’inizio del secolo. Fu conferito all’abate di Tashilhunpo che divenne la vera autorità spirituale del Tibet. Il Dalai Lama e il Panchen Lama sono riconosciuti come due «incarnazioni», rispettivamente di Avalokitesvara e di Amitabha che, per semplificare, sono due ipostasi del pantheon tibetano. Questi due «spiriti» si reincarnano continuamente, e lei sa con quali mezzi vengono riconosciuti da bambini: è stata ritrovata la ciotola dell’uno e gli stivali dell’altro; il viso del cadavere dell’uno si è girato in direzione del villaggio in cui sarebbe rinato ecc... Tutto questo appare incantevole agli Occidentali che si stupiscono davanti a questi fatti miracolosi. Questo sistema di reincarnazione in vasi chiusi, chiamato «tulku», permette di concentrare un enorme potere e di mantenere il sistema ininterrottamente.

    J.L.: In effetti, se gli stessi spiriti ritrovano la loro funzione anteriore devono disporre di una padronanza inaudita. Sono come re che regnano al di là del tempo. Eppure non vediamo nessuna evoluzione, nessun altro scopo se non quello magico, poiché questa società, con i suoi riti, è rimasta immutata fin dal Medio Evo.

    Bhodyoul: Lo è solo dall’esterno, perché in realtà c’è un’attività intensa nel cuore del sistema lamaista. Vi sono potenti pensatori dietro a questa facciata, e questi cervelli hanno lanciato idee che gli Occidentali credono di loro invenzione. Ora stiamo entrando nel vivo dell’argomento.
    Il buddismo tibetano dispone di tutta una serie di pratiche magico-rituali davvero eccezionale, poiché ha riunito i sistemi magici degli yogi tantrici, le conoscenze metafisiche e mediche degli Indù e le tecniche sciamaniche arcaiche. Tutto questo è avviluppato in una teologia buddhica che è una sintesi tra le correnti indiane e cinesi.

    J.L.: È avvenuta la riforma di Tsongkhapa, da cui è scaturita la tradizione Gelugpa rappresentata dal Dalai Lama?

    Bhodyoul: Questa grande riforma dell’inizio del XV secolo ha fatto del lamaismo una religione organizzata e centralizzata in modo analogo al Vaticano. Il Dalai Lama ne è diventato il capo amministrativo, mentre il Panchen Lama, il capo spirituale, è relegato in secondo piano. Cerco di semplificare e questo sembrerà riduttivo agli orientalisti, ma poco importa perché quello che sto per raccontare è loro completamente sconosciuto.

    J.L.: Sono colpito da certe similitudini tra il cattolicesimo romano e il buddismo tibetano, sia sul piano dell’organizzazione sia per quanto riguarda lo scenario ritualistico, le pratiche devozionali, la vita monastica, senza tralasciare la gerarchia sacerdotale con i suoi voti. Si dice che queste due forme di religione abbiano origini atlantidee. Vi è forse stato un influsso di Roma sul Tibet o viceversa?

    Bhodyoul: Oggettivamente sappiamo che, a partire dal XIV secolo, in Tibet sono entrati dei missionari cattolici che hanno ricevuto buona accoglienza. Non è una cosa del tutto scontata.

    J.L.: Nel XIV secolo! Ci hanno raccontato che il Tibet era sempre stato chiuso agli stranieri e in particolare ai missionari! È incredibile che dei religiosi cattolici siano stati presenti in Tibet già a quell’epoca, proprio quando iniziò la stirpe dei dalai lama...

    Bhodyoul: Tutto ciò che riguarda il Tibet è disinformato. I primi missionari del XIV secolo erano francescani, ben prima che sbarcassero i gesuiti, che allora non esistevano ancora evidentemente. Per quanto riguarda i cappuccini, circolano leggende a proposito del loro gusto per certe forme devozionali deviate in sessualità depravata.
    I gesuiti, da parte loro, sono degli occultisti che hanno sempre cercato di appropriarsi delle pratiche magiche delle culture che hanno infiltrato. Non conosciamo i dettagli della loro presenza in Tibet ma è storicamente provato che Padre Antonio d’Andrade vi fu accolto nel 1624 dove soggiornò per diversi anni, seguito da altri gesuiti portoghesi – i padri Cabral e Cacella – che vissero a Shigatsé intorno al 1630, sotto la protezione dei principi del Tang. Gesuiti protetti da principi tibetani hanno abitato a Shigatsé, il santuario della Grande Loggia Bianca! Ne abbiamo le prove.

    J.L.: La cosa comincia a diventare eccitante! Se i gesuiti erano in Tibet fin dall’inizio della stirpe del Panchen Lama, considerato il «papa segreto dei Tibetani», possiamo supporre che abbiano influito su un’organizzazione il cui capo assomiglia stranamente al Generale della Compagnia di Gesù. Non va dimenticato l’aspetto marziale in tutto questo: si tratta di ordini religiosi strutturati come un esercito pronto a combattere.
    Si dice che il Papa del Vaticano sia il «papa bianco» in opposizione al «papa nero», il generale dei gesuiti. Inoltre questi gesuiti si insediarono a Shigatsé, la città esoterica per eccellenza, la residenza dei capi occulti del Tibet, che la Teosofia ha chiamato i «maestri di saggezza della Grande Loggia Bianca». Vi è correlazione tra i gesuiti e la famosa «Grande Loggia» del Tibet?

    Bhodyoul: Ha fatto centro. Complimenti, perché sono pochi i ricercatori così perspicaci. Conosco solo un paio di esoteristi che sono a conoscenza di questi fatti e che sanno interpretarli come si deve. Secondo le mie ricerche, la fondatrice della Teosofia, Helena Blavatsky, che rivelò al mondo l’esistenza della confraternita segreta del Tibet, non sapeva della presenza dei gesuiti a una data così antica, ossia quasi contemporaneamente alla nascita del lamaismo moderno.
    Essa sembrava ignorare, a meno che non lo dissimulasse, che dei missionari italiani fossero stati accolti nelle lamaserie come studenti di teologia, e che avessero redatto dizionari e trattati in tibetano. Gli universitari occidentali hanno scritto le loro tesi partendo da autentici trattati di buddismo tibetano scritti da gesuiti! Mi segue?
    In ogni caso ogni tanto la Blavatsky, nonostante i suoi paraocchi da medium, aveva qualche sprazzo di lucidità. Tuttavia era così fanaticamente legata alla «Loggia orientale» da soprassedere sulla presenza dei gesuiti a Shigatsé, la città sacra dei suoi iniziatori occulti. Per lei sarebbe stato un blasfema osare sollevare il velo che pretese di aver strappato nel suo libro Isis svelata. Isis non è stata affatto svelata.
    Le dirò un segreto sulla sorte della signora russa che ha fondato la Teosofia: essa venne imprigionata magicamente da una fratellanza massonica occidentale, perché rifiutava di piegarsi alle loro condizioni. Venne in seguito liberata dalla Loggia orientale che in questo modo la pose sotto una camicia di forza occulta ancora più soffocante.
    È la sorte dei medium di alto livello. In queste condizioni, quando denunciò con veemenza il dominio dei gesuiti d’Occidente, Helena Blavatsky aveva dimenticato di essere diventata lo zimbello dei lama gesuiti dell’Oriente. Nessuno può sfuggire al veleno dopo aver osato avvicinarsi al nido di serpi della «Loggia planetaria».
    In ogni caso sono riconoscente alla Blavatsky per averci messo sulla pista della Loggia orientale, poiché i miei compatrioti tibetani sono lungi dall’immaginare ciò che si cela dietro ai loro riveriti lama.
    Il fatto storico che dei gesuiti abbiano infiltrato il lamaismo è di estrema importanza per capire la politica del Nuovo Ordine Mondiale e gli accordi segreti stipulati tra la Grande Loggia orientale, il Vaticano e le società segrete occidentali.

    J.L.: È assai preoccupante quando si sa che l’ordine interno dei gesuiti persegue un piano di conquista mondiale sotto la copertura della religione. Se ne può dedurre che il loro piano passi per il Tibet e che, in un modo che ancora ci sfugge, i Tibetani collaborino con i gesuiti in vista di instaurare una teocrazia mondiale che dovrebbe assumere la forma di una religione ecumenica.

    Bhodyoul: Se permette le dirò di più. Un gesuita del 1630 che diventava studente in una lamaseria era di fatto riconosciuto e iniziato in quanto monaco lamaista, il che significa che alcuni lama tibetani sono, in realtà, dei padri gesuiti. Ne troverete facilmente le prove nei libri di storia che non hanno nulla di esoterico, come per esempio in La civiltà tibetana del professor R. À. Stein1. Infatti, a questo proposito, le cose non sono dette chiaramente poiché agli universitari viene raccomandato di non andare a rovistare troppo. Alcuni indicano che la presenza gesuita in Tibet risale a partire dal XVIII secolo, ossia quattro secoli dopo le prime visite dei missionari occidentali! Sappiamo tuttavia che anche alcuni principi della casa di Orléans si recarono in Tibet.
    Conoscendo il gusto dei gesuiti per la magia e la politica, possiamo dedurre che la loro presenza a Shigatsé sia il segno di un accordo speciale tra l’Ordine gesuita e la «Grande Loggia orientale». Non pensiamo troppo in fretta che l’uno possa bluffare l’altro, ma risulta che a un momento storico il potere reale che sta dietro il Vaticano abbia negoziato con il potere occulto orientale. Si tratta di fatti realmente accaduti.

    J.L.: Il Panchen Lama, che lei considera come il papa occulto del Tibet, sarebbe direttamente connesso con la mitica «Grande Loggia Bianca»?

    Bhodyoul: Per motivi politici e occulti, i panchen lama sono sempre stati vicini ai Cinesi, il che spiega perché l’ultimo – morto alla fine degli anni Ottanta – era rimasto in Tibet per poi stabilirsi in Cina. Si può interpretare come un segno che il vero potere spirituale sia rimasto in casa e che i Cinesi l’abbiano sempre protetto, se non se lo sono addirittura accaparrato. Molti aspetti rimangono completamente segreti, e i Tibetani stessi si trovano nello stesso stato di ignoranza sulla loro gerarchia dei cattolici nei confronti della politica segreta del Vaticano.
    Questi sono i fatti: il Panchen Lama di Tashilunpo risiede vicino a Shigatsé, dove i Teosofi hanno localizzato il centro degli iniziati della Loggia orientale. Inoltre uno di questi iniziati, noto negli ambienti teosofici e new age con il nome di Djwal Khool, ha ammesso di assumere funzioni in una lamasseria. È lui il Panchen Lama, il capo spirituale del lamaismo? Oppure il Panchen Lama, detto anche Tashi Lama, dal nome del suo luogo di residenza Tashilunpo, è solo una copertura?
    Il buddismo tibetano ufficiale sembra ignorare l’esistenza dei suoi capi occulti, il che è la norma nel sistema chiuso di una società segreta il cui cerchio più esterno ignora l’esistenza di quello interno, per cui nessuno riesce ad avvicinarsi al nucleo. Si distinguono almeno tre cerchi sul piano fisico:
    1. Quello più ampio è il lamaismo ufficiale esposto nelle vetrine delle librerie e nei media come IL riferimento in materia di spiritualità. Dispone di un’infrastruttura di migliaia di centri culturali e di monasteri su tutta la superficie del globo, e il suo capo, il Dalai Lama, è la star dei media. Sono state le logge a porlo su questo piedistallo, altrimenti non sarebbe più famoso di qualsiasi altro capo di una minoranza religiosa, sia essa curda o amerindia. È la facciata commerciale, il sorriso e le belle parole. È di un’abilità straordinaria e i suoi capi vanno fieri di lui.
    2. In secondo luogo viene il potere reale rappresentato dal Panchen Lama. La diplomazia cinese ne dissimula il ruolo, a tal punto da asserire di detenere il bambino destinato alla successione al titolo di Panchen Lama.
    3. Infine c’è il nucleo occulto della loggia di Shigatsé, città vicina a Tashilunpo, la residenza del Panchen Lama. Possiamo pensare che questi funga da anello di congiunzione tra il nucleo interno della Loggia orientale e il lamaismo di facciata. Questo nucleo ideologico è diventato mitico attraverso gli scritti teosofici che ne parlano come di una confraternita di esseri immortali che dirigono l’evoluzione umana. È vero che dispongono di poteri eccezionali, fra cui quello di reincarnarsi nel corpo di loro scelta, ma non per questo sono esseri liberati.
    Al contrario, si tratta piuttosto di entità ritardatarie assolutamente legate al piano terrestre che, a loro volta, servono interessi politici superiori. Usurpano i titoli e i nomi dei grandi santi e degli iniziati dell’Antichità. Tutto questo è cinema sullo schermo del grande illusionista Mara.

    La guerra magica

    J.L.: Esiste un’abbondante letteratura sui maestri segreti della Loggia del Tibet. Chi si trova nel cerchio interno di questa loggia orientale? E quale scopo si prefigge?

    Bhodyoul
    : Ho scoperto tutto questo in occasione delle ricerche che ho condotto in Occidente, perché i miei amici eruditi tibetani sono ignoranti sulla propria religione quanto lo sono i cristiani sulla loro. Non ho quindi ricevuto alcun aiuto sotto questo aspetto, ma ripensandoci talvolta mi sovvengono ricordi di gioventù che illuminano il lato nascosto della cultura in cui sono stato allevato. Posso affermare con certezza che le leggende sulla «Grande Loggia Bianca» degli iniziati d’Oriente sono un inganno, perché non esiste una confraternita segreta che si esteriorizza pubblicamente. Tutt’al più potrebbe rivelare la sua esistenza prima di mutare a un altro livello. Tutti quelli che affermano di essere stati in contatto con la «Loggia dei maestri del Tibet» e che si definiscono «discepoli dei maestri» sono stati ingannati da intermediari.

    Innegabilmente esiste una fratellanza segreta che veglia sull’umanità, ma non è della natura che immaginiamo in base al condizionamento religioso ricevuto nella nostra infanzia. I suoi scopi segreti non vanno nel senso del nostro idealismo. A proposito di idealismo, vedremo come la cosiddetta «Grande Loggia Bianca» si avvale del nostro sentimentalismo per farci sognare una serie di illusioni romantiche, riversate nell’atmosfera a partire dal Tetto del mondo.

    Sostengo di poter dimostrare che i riti del buddismo tibetano sono negativamente magici e che le lancinanti ripetizioni di invocazioni hanno uno scopo preciso, direi perfino una funzione scientifica. Ciò che ho scoperto è stato corroborato da alcuni chiaroveggenti, molto rari al momento. L’organizzazione del lamaismo è centralizzata e gerarchizzata per rispondere a norme di magia collettiva: le tecniche di meditazione e di visualizzazione non hanno lo scopo di liberare lo spirito, ma di emettere flussi di energia che sono accuratamente canalizzati e diffusi sulla terra. Si tratta di una gigantesca centrale di produzione energetica che si avvale di decine di migliaia di organismi umani, perfettamente preparati per generare un flusso telepatico che parte dal Tetto del mondo, la cui situazione geografica è ottima per emettere onde verso l’Occidente. Questa stazione emette da secoli sulla frequenza delle nostre aspirazioni e dei nostri ideali. Vi spiegherò come funziona, poiché si tratta di una scienza esatta.

    J.L.
    : Prosegua pure. Cercheremo di seguire anche se ciò richiede un certo sforzo. Da quanto mi ha confidato, questa scienza sarebbe la chiave assoluta per capire la funzione di una gerarchia sacerdotale?

    Bhodyoul
    : L’aria pura delle altitudini dell’Himalaya è particolarmente buona conduttrice per emettere segnali telepatici di qualità. Questi segnali sono proiettati con forza grazie ai riti ripetitivi che si svolgono giorno e notte da svariati secoli. Per questo motivo esiste una doppia gerarchia: quella degli iniziati della Grande Loggia Bianca che selezionano il contenuto dei messaggi, e quella dei lama che dinamizzano queste emissioni telepatiche mediante i loro esercizi spirituali, senza tuttavia conoscerne il vero significato.
    Le migliaia di città-monasteri sugli altopiani del Tibet, che ospitavano fino a 800 monaci, perseguivano uno scopo ben diverso dallo studio dei sutra e la meditazione sulla vacuità. Si tratta della maggiore operazione di propaganda di tutti i tempi, ben più potente dell’Islam o di Roma, poiché il lamaismo opera in segreto: il vero potere è segreto.

    J.L.
    : Prima di proseguire, se si parla di similitudine di mezzi e obiettivi tra i lama e i gesuiti, è proprio perché utilizzano le stesse tecniche di visualizzazione. Questo metodo di proiezione mentale sarebbe alla base del sistema di conquista telepatica degli occultisti orientali?

    Bhodyoul: Esatto. Gli esercizi di Ignazio di Loyola sono calcati sulle tecniche dello yoga tantrico indiano che fu adattato dai lama. Inoltre, il processo di risveglio che si attribuisce a Loyola al momento della sua «illuminazione» si è avvalso della tecnica tantrica di sublimazione dell’energia sessuale. Questo ci indica che Ignazio di Loyola, il santo venerato dalla Chiesa cattolica, è in realtà un iniziato venuto dall’Oriente per compiere una missione in seno al cattolicesimo.
    Subito dopo aver fondato il suo Ordine a Roma nel XVI secolo, Loyola inviò alcuni missionari in India, in Giappone, in Cina e in Tibet per chiudere il circuito. Ciò spiega perché, fin dall’inizio del XVII secolo, i gesuiti abbiano trovato una buona accoglienza nelle lamaserie. In certo qual modo ritrovarono le loro radici. Bisognerebbe verificare se Tsongkahapa, il fondatore dei Gelugpa di cui il Dalai Lama è il capo, non si sia incarnato nella persona stessa di Ignazio di Loyola, dopo aver saldamente instaurato il suo sistema di lamaismo, riformato sul modello della gerarchia cattolica.

    Loyola è nato in Spagna verso il 1490, ossia 70 anni dopo la morte di Tsongkhapa (1419), il che è un periodo accettabile per la reincarnazione di un tulku-fantasma. Aggiungiamo che la Spagna è la porta d’ingresso degli spiriti venuti da altre civiltà che si incarnano per la prima volta in Europa. È sconcertante constatare quanto la riforma di Tsongkhapa, fondatore del lamaismo moderno, assomigli all’ordine ipercentralizzato di Ignazio di Loyola. L’uno fa appello al Buddha e l’altro a Gesù con un dogmatismo e un desiderio di dominio molto simili, mentre le loro pratiche rispettive non sono né buddiste né cristiane, ma affondano le radici nello yoga e nello sviluppo dei poteri psichici.


    Constatiamo che questi due gruppi hanno operato secondo strategie apparentemente opposte, come se fossero in competizione, il che rientra certamente in un piano coerente a un livello superiore. Infatti, mentre il Vaticano lanciava le sue truppe attraverso il mondo per ottenere conversioni con la spada, i Tibetani hanno operato in modo statico, concentrandosi sul Tetto del mondo per diffondere il loro influsso mediante la telepatia. Oggi sono scesi in pianura per portare a termine la loro grande opera.

    Hanno fondato centri in tutti i paesi del mondo. Ecco a cosa può servire l’esilio, sulla scia della diaspora ebraica che ha esteso una rete internazionale controllata dai rabbini con la Legge mosaica e il Talmud. I lama tibetani si sono ormai insediati in tutti i paesi, mentre cinquant’anni fa erano soltanto un pugno di rifugiati senza risorse. Di sicuro il denaro non manca.

    J.L.
    : Da dove viene il denaro? Ce ne vorrà moltissimo per mantenere queste migliaia di monaci improduttivi e versare la pensione alle eminenze del lamaismo che hanno il rango di vescovo, mantenendo nel contempo un gigantesco parco immobiliare di monasteri e centri culturali. Hanno beneficiato di favoritismi, come se un’organizzazione fantasma rimuovesse qualsiasi ostacolo davanti a loro e firmasse assegni in bianco. Nessuna religione minoritaria gode di simili privilegi: generalmente le comunità sono denigrate.
    Le sette tibetane non sono nel mirino dei cacciatori di sette, che preferiscono prendersela con le minoranze cristiane dalle regole più flessibili. È come se dei contadini della Borgogna, della Dordogna o della Bretagna si svegliassero un bel mattino trovando un monastero tibetano in fondo al loro campo, e all’ora dell’aperitivo si dicessero: «Per la nostra salvezza, ecco ancora dei santi lama scesi dall’Himalaya che ci portano il prezioso gioiello nel Loto». Lo stesso vale in Scozia, in Russia o alla Martinica. Ovunque!
    C’è qualcosa di strano, ma tutti lo trovano normale, salvo alcune rare menti che si interrogano sul ruolo eminente concesso a questo buddismo delle nevi nella costituzione di una nuova religione mondiale. Stando alla quantità di libri tibetani esposti nelle librerie esoteriche si direbbe che ci vogliono convertire per forza. Perfino dei simpatizzanti del buddismo provano un certo malessere, come se si trovassero davanti a un’esibizione impudica. Chi sta dietro a questa propaganda grossolana, così poco in armonia con i principi buddhici?

    Bhodyoul
    : Andiamo a vedere chi finanzia: sappiamo che gli Americani versano una rendita al Dalai Lama e che gli sponsor gesuiti aiutano molto, il che permette di interrogarsi sul loro patrimonio. Pare che i gesuiti siano in possesso di banche fondate sul saccheggio dell’oro degli Indiani d’America centrale e delle loro piraterie in Asia. Si sono inoltre arricchiti grazie al traffico di schiavi: si trovavano infatti nell’ombra dei conquistatori, e i loro uomini di mano servivano per le basse manovre. Ma questo ci discosta dal vero problema. Qual è il fine politico della gerarchia tibetana? Ecco cosa dobbiamo capire.

    J.L.
    : Lei ha parlato di un arsenale di «illusioni mentali» che avrebbe condizionato l’attuale cultura mondiale sotto i suoi aspetti politici, culturali, scientifici e religiosi. Questa analisi può sembrare incredibile a molti, ciò nondimeno crediamo che non possa esservi altra spiegazione alla piega che sta assumendo la civiltà planetaria con i suoi valori fittizi e falsamente generosi che ci sono imposti a colpi di propaganda.
    Come hanno potuto i grandi maghi del Tibet – poco importa chi siano – imporci comportamenti e un modo di vita che crediamo originati dalla modernità?

    Bhodyoul
    : Cercherò di risponderle nel modo più chiaro possibile se accetta di aprire la mente a informazioni esoteriche che risultano inammissibili nella sua cultura. Per noi orientali la telepatia non è un mistero ma un fatto del tutto banale. Mentre voi eravate occupati a conquistare il mondo per costruire il vostro impero materiale, noi abbiamo sviluppato altre facoltà.
    I poteri psichici di uno yogi non hanno nulla di miracoloso, basta concentrarsi e prendersi il tempo necessario. Alcuni riescono a levitare e a raccontare facezie varie, tanto spettacolari quanto sterili dal punto di vista spirituale.
    Quando si radunano centinaia di migliaia di yogi in seno a un’organizzazione centralizzata per allinearsi sulla stessa frequenza psichica avvalendosi di appositi rituali, si mette in moto una fabbrica mentale di una potenza nucleare. Qualsiasi yogi può ottenere un enorme potere di concentrazione grazie a tecniche di visualizzazione. I metodi vantati come sistemi di meditazione per calmare lo spirito utilizzano immagini di divinità che bisogna riuscire a far vivere con l’immaginazione.
    Il Lama che medita sull’immagine di una dea deve finire per vederla, come se la trovasse davanti a sé in carne e ossa. Poi deve imparare a dissolverla, il che non è semplice. Capisce la portata di questi esercizi? È esattamente ciò che fanno i gesuiti con gli esercizi di Sant’Ignazio che sono stati introdotti in tutti gli ambienti religiosi, in parallelo con il buddismo tibetano.
    Una volta ottenuta questa padronanza del mentale, è facile immaginare i risultati che si possono ottenere riunendo migliaia di monaci yogi che compiono un rituale magico alla stessa ora! Il Tibet ha sempre funzionato con centinaia di migliaia di yogi formattati in questo modo, di livelli diversi certo, ma il cui il collettivo sprigionava una potenza inimmaginabile.
    Questa è soltanto la macchina di propulsione – il carburante – poiché, sopra la fabbrica, vi sono operatori consapevoli che sanno utilizzarla nei momenti propizi in funzione del corso del sole e dei ritmi planetari.

    J.L.
    : È comprensibile, ma a che scopo? Se è per l’evoluzione, perché i Tibetani hanno sostenuto Lenin e Hitler?

    Bhodyoul
    : Ciò che la inganna è il concetto di evoluzione storica. C’è un progresso della civiltà, ma è relativo. Le menti che dirigono i flussi telepatici giocano sui registri degli ideali di progresso e di evoluzione.
    Sono in grado di inviare ingiunzioni che noi crediamo essere nostre aspirazioni. Ciò spazia dalle utopie politico-sociali al messianismo, passando per i buoni sentimenti.
    Se si vuole mantenere il controllo, occorre proporre un’illusione positiva, salvo poi opporle degli orrori per rendere ancora più auspicabile la speranza in un mondo migliore.
    È vero che i lama tibetani hanno appoggiato Hitler. Alcuni nazisti si sono recati in Tibet per essere iniziati ad alcuni segreti esoterici. La scelta della Svastica come emblema del nazionalsocialismo ne è il miglior esempio. Ma i Tibetani hanno ingannato i sognatori nazisti e per finire ne hanno favorito la sconfitta. Quanto a Lenin, è stato un adepto della Loggia orientale. Questa Loggia di «maestri di saggezza» ha fatto strage, poiché la maggior parte degli orrori sono usciti dal suo cilindro, con in premio la New Age e l’ideale del migliore dei mondi.

    Ma torniamo agli aspetti tecnici della centrale telepatica. In natura esistono sette livelli di energia, sette qualità che spaziano dai solidi all’etere superiore. Questo etere superiore riempie lo spazio e la sua qualità è così sottile che è in grado di riflettere le idee. In alcuni momenti propizi, flussi di pensiero sono inviati nell’atmosfera gravandosi nell’etere.
    Alcuni centri dell’uomo sono sensibili a questa frequenza vibratoria, come la ghiandola pineale che gli Antichi consideravano la sede dell’anima. È così che il cervello fotografa le idee che sono nell’aria. Se l’idea è in armonia con la vostra aspirazione personale, essa sarà accolta dalla vostra coscienza che se ne appropria. Di conseguenza, risponderà con una riflessione consapevole, e voi reagirete a questo impulso. Poi questa risposta ritorna alla fonte di emissione ed è così che gli operatori verificano l’effetto delle loro proiezioni grazie alla tecnologia occulta. Cercherò di riassumere.
    È la prima fase del test. Un’idea viene lanciata sul mondo verificando se trova rispondenza nelle menti-bersaglio che si desidera influenzare. Se il test è positivo, si comincia a intravederne l’impatto attraverso coloro che «si gasano» con questa nuova idea. Sono coloro che lanciano le mode e i movimenti d’opinione. Quindi viene inviata una seconda emissione telepatica, questa volta di natura emotiva, stimolando la qualità di etere al di sotto di quella precedente, detto «etere luce». Lasciamo perdere i termini della tradizione esoterica e il sanscrito.

    Per questa operazione che mira all’emozionale, vengono utilizzati rituali magici a suon di musica, canti, danze, gestuali sacri, incenso e altri ingredienti. La corrente sarà diretta verso coloro che hanno ricevuto il primo «collegamento» e che vi hanno reagito in modo positivo.
    Per i maghi operatori si tratta quindi di imprimere il loro messaggio nel nostro sangue al fine di armonizzare l’emozione con il pensiero, la testa e il cuore sono collegati all’idea che risulta pertanto come una nostra creazione. Ci scaldiamo per questa «idea generosa» e siamo pronti ad agire per realizzarla. Sto riassumendo un procedimento molto complesso. A questo stadio di preparazione, gli scrittori e coloro che sono i propagandisti dell’idea in voga si fanno carico della fase di condizionamento successiva. Potete verificare questo processo se seguite l’evoluzione della società attraverso lo specchio dei media.
    Ma, il più delle volte, il fatto stesso di prestarvi attenzione ci collega a nostro scapito. Non se ne vuole rimanere fuori. È mal visto essere una persona malinformata, così come lo è essere reazionari ecc. In qualsiasi posto andiamo, qualsiasi cosa facciamo, la propaganda si insinua in noi. Vedrete che ce n’è per tutti i gusti e tutte le sensibilità.
    Al livello più basso dell’operazione di influsso telepatico siamo infine mobilizzati dall’istinto di propagazione che ci spinge a diffondere le nostre idee a causa del desiderio fondamentale di procreazione e sopravvivenza.

    Allo stadio più materiale, gli operatori vegliano affinché la nostra alimentazione sia adeguata al risultato che si vuole ottenere. Riflettete per esempio sulla volontà dei nostri governanti di snaturare il cibo. Chiedetevi in questo momento che cosa nascondono le manipolazioni genetiche dei prodotti naturali. Questo indica la soglia di condizionamento che è stata raggiunta a livello delle nostre facoltà superiori. Vi darò ora la risposta a molte questioni di natura ecologica, come l’aumento della radioattività, così necessario per portare il sistema nervoso a un livello vibratorio negativo.
    Cosicché questo processo morboso finisce per renderci assolutamente convinti della verità delle idee che ci hanno inculcato in modo subliminale e, allo stadio finale, questa operazione può trasformarci in cani poliziotti dell’ordine stabilito. Sto pensando a coloro che leggeranno le mie spiegazioni iconoclaste sul lamaismo tibetano e che ne saranno scioccati! Non dispongo certo dei mezzi magici della «Grande Loggia Bianca» per convincerli. Io parlo come un essere ordinario, mentre loro vogliono credere solo alle autorità.
    Spero che queste spiegazioni sommarie siano sufficienti, perché in realtà ci vorrebbe un vero e proprio trattato tecnico che sarebbe del tutto indigesto. Ognuno potrà rifletterci per conto suo, e se è attento ai segnali dei tempi capirà cosa voglio dire.

    J.L.
    : In effetti è difficile immaginarsi come possano esserci cervelli che coordinano una simile operazione. Ma sapendo che si tratta di spiriti dotati di facoltà sovrumane, possiamo ammettere questa macchinazione. Ripensandoci, ciò spiega la reale destinazione di questi monasteri e dei rituali di cui non riuscivamo proprio a vedere l’utilità spirituale. Rimane ancora un punto da chiarire, ossia lo scopo di questo gioco.
     
    Bhodyoul: È probabilmente l’aspetto più difficile da capire: gli spiritualisti classici vi diranno che è salutare che esista una fratellanza che faccia evolvere la civiltà umana. È l’argomento che ritorna sempre: l’evoluzione! I «maestri» ci aiuteranno a evolvere di era in era, e questo piano è così grandioso che non siamo in grado di comprenderne i metodi. Questo si fonda sul dogma di un’evoluzione ascendente verso un mondo sempre più perfetto.
    Benché assolutamente contraria ai fatti e all’entropia universale, questa idea è il dogma dominante nella nostra cultura. Pensiamo che tutto andrà sempre meglio, che ci eleviamo vita dopo vita verso le altezze della perfezione, fino a diventare simili a dèi.
    Nella maggior parte degli ambienti spiritualisti, questa teoria non ha più alcuna contraddizione, poiché senza di essa la vita diventerebbe assurda. Confutare questo dogma evoluzionista non è più tollerato, e se vi azzardate a farlo vi prendono per un nichilista.
    Eppure la teoria dell’evoluzione progressiva verso la perfezione è una fonte di sofferenza e di disillusione infinite quanto la stessa evoluzione. Secondo le più antiche tradizioni, l’evoluzione gira in tondo e il tempo si morde la coda descrivendo dei cerchi infiniti, finché decidiamo di uscirne. Bisogna uscire dal cerchio del tempo: è lo scopo della vera religione, ossia l’immortalità.
    Ma le potenze che vivono nel tempo ciclico non vogliono che vi sfuggiamo, perché ciò significherebbe la fine di questa messinscena.
    Il messaggio originale del Buddha era un appello e distaccarsi dal sortilegio del circuito dell’evoluzione chiusa, ma i guardiani del sistema temporale hanno risposto diffondendo la dottrina dell’evoluzione progressiva. Essi dicono: «Col tempo diventerete degli dèi su una terra perfetta. Non cercate un’altra via d’uscita». Ora chiediamoci: da quanto tempo è nell’aria questa idea e da chi proviene? L’evoluzionismo è forse un concetto religioso tradizionale? Rientra negli insegnamenti dei grandi saggi del passato? Non si tratta forse di un’interpretazione contraria al suo significato originale? Ognuno si ponga queste domande, io non intendo sostituire un dogma con un altro. Tuttavia osserviamo che l’evoluzionismo spirituale è un’idea moderna specifica, diffusa dai lamaisti e dagli adepti della Teosofia orientale per i quali è un’idea fissa, il dogma assoluto, la doxa suprema.

    J.L.: Che cos’ha di così importante? In fin dei conti, è solo un’idea, e le idee cambiano col mutare delle epoche. Ma lei ha senz’altro ragione quando afferma che i grandi saggi come il Buddha e Gesù Cristo non hanno mai predicato l’evoluzionismo spirituale, ma piuttosto il distacco dall’illusione dell’esistenza mediante uno sforzo radicale nel corso della vita presente.

    Bhodyoul: Voglio semplicemente mostrare che questa teoria ci è stata ispirata dalla Grande Loggia orientale, proprio quella che ha fondato l’organizzazione del lamaismo allo scopo di irradiare questa idea e tutte le illusioni che ne derivano. Mi spiego: se riescono a convincerci che un’idea può rispondere alla questione essenziale dell’esistenza, significa che possono condizionarci ad accettarne le applicazioni in tutti i settori della vita. Vorrei cercare di essere il più chiaro possibile...
    La teoria evoluzionista si può applicare soltanto ai fenomeni naturali e solo in modo relativo, poiché tutto è ciclico e le cose ritornano sempre al punto di partenza. Per questo gli antichi Indù e le altre civiltà hanno suddiviso il tempo circolare in quattro cicli disuguali: l’Età d’Oro, l’Età d’Argento, l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro. Dopo l’Età del Ferro ritorna l’Età d’Oro e così via...
    Ciò concerne soltanto la storia del mondo, motivo per cui la tradizione universale dice che il germe dell’identità umana non è toccato da questi cicli. La nostra anima sarebbe quindi posta in queste condizioni di cambiamenti senza che ne cambi il carattere immutabile in quanto particella divina.

    J.L.: È questa l’idea tradizionale?

    Bhodyoul: Con qualche variante, è il fondamento della filosofia eterna, la philosophia perennis. Studiando i miti sacri delle rivelazioni religiose originali, constatiamo che dicono tutti la stessa cosa. Ma non appena queste religioni si instaurano nel tempo, rovesciano il loro messaggio iniziale a fini temporali.
    Con il tempo, bisogna durare e la sopravvivenza temporale soppianta la ricerca dell’eternità. Durante il ciclo attuale, la cosiddetta «Età Nera», è scritto che la verità è perduta, soppiantata da illusioni così lusinghiere che noi esseri umani le adottiamo come se fossero la «verità».
    Per l’uomo civilizzato, non c’è niente di più gradevole che sentirsi dire che è un dio in evoluzione, che si sta via via avvicinando alla perfezione. Tale perfezione può essere vista come un fine individuale o sociale e, in questo caso, la scienza compierà la salvezza redentrice. Il dogma dell’evoluzione vince su tutti i piani, sia su quello scientifico che su quello spirituale. Il progresso diventa una religione che porta nuove speranze costantemente rinnovate.
    In questa «Nuova Era» dell’Età Nera, la spiritualità è vissuta come una successione di miglioramenti psichici con la promessa ultima di raggiungere il Nirvana. La ricerca del sacro si cancella davanti allo sviluppo personale. Quindi appaiono necessariamente numerose illusioni, che trovano tutte le porte aperte. È il regno del «sempre di più e sempre meglio» con risultati incontestabili a certi livelli, ma senza aver risolto il problema fondamentale della vita e della morte.
    È così che da alcuni secoli vi sono idee che hanno preso il potere. Un’idea non esce mai dal vuoto, è sempre il prodotto di un cervello pensante. Nel caso specifico la Loggia orientale pretende di aver portato l’idea di un progresso spirituale per il pianeta e i suoi abitanti. Questo progresso dovrebbe instaurare un regno divino sulla terra, sopprimendo tutti i mali, compresi la malattia e la morte. È la loro ideologia, ed è naturale che seduca i più. Ma, attenzione, è solo un’ideologia che vuole conseguire il Bene in opposizione al Male.
    Questo idealismo è reattivo ed è possibile che non sia assolutamente in armonia con le leggi cosmiche. Se si tratta di un’illusione tipica dell’Età Nera, significa che coloro che la diffondono vi hanno un interesse vitale. A giudicare dalle forze dispiegate per convincerci delle loro idee, questa propaganda deve senz’altro garantire loro un progresso. Capisce questo obiettivo di alta politica?
    Stanno mettendo a punto una civiltà completamente incentrata sulla speranza del progresso materiale e dell’evoluzione spirituale. Perché lo fanno? Perché questo sforzo? Perché questa enorme macchinazione per condizionare le masse unificandole intorno a illusioni lusinghiere come l’unità, la pace e la fratellanza umana?
    Esistono illusioni per ogni tipo umano, dal bruto agli esseri più raffinati. Se non siete ricettivi a un’illusione lo sarete a un’altra che si accordi meglio al vostro stato d’essere. Ho già descritto prima come fanno per farci abboccare.

    J.L.: È abbastanza facile sfuggire a un’impressione mentale di un ordine degradato o troppo negativo, ma nessuno sfugge alle illusioni piacevoli, soprattutto quando si tratta di ideali apparentemente nobili e umanisti.

    Bhodyoul: Ha capito il problema dei tempi moderni. Non si può sfuggire alla civiltà nemmeno se ci si rifugia in una grotta. Bisogna adeguarsi e stare attenti a non farsi prendere. Colui che si abbandona rischia di perdervi l’anima, convinto di migliorarsi. È questa l’Età Nera. Ma non vorrei drammatizzare oltre modo, perché credo nella forza dello Spirito e nella liberazione ultima.

    J.L.: Può fare qualche previsione sulle prossime scadenze planetarie? Chi avrà la meglio?

    Bhodyoul: La posso subito rassicurare, a meno che lei non condivida la mia visione, il che sarebbe del tutto comprensibile dato che molte persone dal cuore aperto sono attualmente il bersaglio di una doppia illusione, sia attraverso l’esaltazione per un mondo migliore, sia mediante la depressione di fronte alle perversità dell’epoca. I tempi sono difficili e questa depressione esprime un rifiuto di farsi prendere dalle illusioni che percepiamo vane e, in definitiva, generatrici di delusioni. Capisce la miseria degli ambienti new age, questa lotta per «stare meglio» aggrappandosi a regimi e a tecniche di sviluppo personale superficiali, il cui effetto positivo si manifesta soprattutto quando si abbandonano, mi segue? Le risparmio i dettagli su questo traffico.
    C’è qualche speranza che tutto questo cessi? Tutto dipende dalla nostra forza interiore nel rifiutare le sollecitazioni che sono nello spirito dell’epoca. Secondo fonti affidabili, la fratellanza orientale perderà la partita perché un’altra fratellanza è attualmente all’opera per eliminare il processo di soffocamento della coscienza.

    J.L.: Finalmente! Ecco quello che avevamo bisogno di sentirci dire. Mi permetto di dirle che lei è proprio un vero orientale: ha l’arte di condurci sull’orlo del baratro per meglio tenderci la mano al momento della caduta. Cosicché lei sostiene che i suoi compatrioti lamaisti perderanno la partita perché un’altra fratellanza romperà il piano del Nuovo Ordine Mondiale? È una bella prospettiva per coloro che soffrono sotto il giogo del mondo moderno.

    Bhodyoul: Anzitutto, vorrei fare una puntualizzazione sui monaci tibetani. I miei compatrioti non sono la causa, ma le vittime della loro pietà. Sono magicamente oppressi, mantenuti reclusi sotto la gogna di una religione retrograda di origine atlantidea. Sono i tulku-fantasmi i colpevoli, coloro che ci utilizzano come bestiame per le loro mire politiche di conquista mondiale. Certo, non hanno ancora toccato il jocker che dovrebbe dar loro un po’ di requie di fronte alla Fratellanza che li annienterà.

    J.L.: Gioca al supplizio cinese o a quello tibetano?

    Bhodyoul: La loro ultima carta sarà quella di proclamare che la speranza di tutti i popoli è finalmente soddisfatta, annunciando al mondo che il Cristo è ritornato sulla terra, e ciò con tutte le sfumature delle varie culture.

    J.L.: Abbiamo già parlato di questa faccenda. È un progetto della NASA per fare apparire degli esseri celesti.

    Bhodyoul: Sì, questo progetto prevede la produzione di ologrammi che imitano le divinità dei pantheon religiosi. Ma non ha mai pensato che la Loggia orientale può far apparire angeli ed esseri invisibili rivestiti di luce astrale? I nostri guardiani dell’«evoluzione», che sanno perfettamente influenzarci dal profilo filosofico, hanno anche il potere di soggiogare le creature dei mondi invisibili e di condurle fino alla soglia della nostra dimensione avvalendosi della magia. Quindi non si tratta solo di tecnologia: perfino gli angeli si fanno imprigionare.
    In ogni caso i fratelli orientali hanno preparato un essere che chiamano Maitreya – usurpando il nome del Buddha futuro – per fargli assumere il ruolo del Messia. Peraltro non sappiamo da cosa salverà la terra, visto che tutti i problemi sono stati creati dalla Loggia orientale insieme alle logge occidentali.
    Prima sabotano, poi cercano di venderci i loro servizi di riparazione. Sono bugiardi per principio perché è da milioni di anni che hanno imboccato la via dell’inganno e sono condannati a proseguire, pena il rischio di scomparire. Ma arriverà un momento in cui le loro abominazioni si ritorceranno contro di loro, e questo momento non è più così lontano. Tuttavia, devono andare fino in fondo affinché il loro giudizio sia sigillato. Per questo motivo le potenze superiori le spingono a sprofondare nella menzogna e la blasfemia.

    J.L.: Non viene loro ritirato il permesso di nuocere?

    Bhodyoul: Bisogna che lo scandalo emerga, in primo luogo per rispetto del libero arbitrio dell’umanità, poi perché le illusioni ci aiutano a prendere coscienza. La coscienza è la posta in gioco dell’Universo. Tutto questo è un gioco grandioso, e anche la sofferenza è un’illusione. Quindi una fratellanza segreta – che non lavora secondo l’asse est-ovest come quella dell’Himalaya – si sta opponendo alla strategia totalitaria della Nuova Era e dell’Ordine Mondiale.

    Sinceramente non ne so di più e non bisogna correre il rischio di tradire questo piano. Se questa fratellanza irradia da Nord a Sud, possiamo capire che incrocia l’asse Est-Ovest, in luoghi in cui imperversa una lotta titanica tra questi due gruppi magici. Aggiungerò che questa fratellanza del «Nord», ammesso che sia appropriato chiamarla così, non va confusa con la fratellanza spirituale regolare che si occupa della liberazione spirituale dell’umanità e da cui provengono i grandi messaggeri divini. Tale fratellanza non entra in lotta con le potenze terrestri.

    J.L.: Vorremmo sapere se questa fratellanza del Nord, come la chiama, ha per scopo di imporre un governo mondiale?

    Bhodyoul: No, altrimenti non si opporrebbe alla Loggia orientale che alimenta le illusioni mondialiste. La Fratellanza del Nord persegue tutt’altro scopo, ma in mancanza di informazioni dirette siamo costretti a fare illazioni. Credo che riflettendo sulle varie tesi si debba poter giungere alla verità. Stilando un elenco delle numerose illusioni propagate dalla Loggia orientale, si può trovare per eliminazione lo scopo dell’altra fratellanza. Si parla del ritorno del Cristo o di un Nuovo Ordine Mondiale? Si parla di una religione mondiale unica? Si parla di una società socialista tecnocratica? Si parla di un’utopia egualitaria? Si parla di una griglia di luce che circonda la terra e di maestri ascesi alla moda new age? Allora non è la Fratellanza del Nord, bensì la propaganda dei sempiterni spassosi del Tetto del mondo.
    Il programma di questa fratellanza segreta non è politico: vuole semplicemente riportare le condizioni planetarie in armonia con le leggi universali.
    Piuttosto che imporre un programma politico, tenta di scongiurare i pericoli più incombenti. Si tratta quindi di una forza pacifica che intende correggere gli errori e gli eccessi della Loggia orientale e di altri gruppi di Illuminati.
    Questa fratellanza dispone di una magia potente pur senza violare le leggi naturali e la coscienza umana. La sua comparsa ha gettato la Loggia del Tibet e il lamaismo in una grande paura, poiché questo gruppo ha ingaggiato una guerra totale contro questi manipolatori. Per questo motivo, i promotori dell’Ordine Mondiale sono occupati ad armarsi fino ai denti ponendo dispositivi di sorveglianza ai quattro angoli del pianeta per tentare di individuare il minimo movimento che possa costituire una minaccia. Un iniziato ha scritto:

    «La fratellanza lamaista tenterà di raggruppare le forze disperse, tentativo che comporterà inevitabilmente un'intensa produzione di energia.
    Il mondo materiale è popolato da diverse forme di vita; lo stesso vale per l’aldilà.
    Questa colossale lotta per l’esistenza adotterà sempre più il carattere di un campo di autodifesa. Avvalendosi della magia, la fratellanza lamaista cercherà di accrescere artificialmente, fino a raggiungere una temperatura febbrile, la tensione nervosa temporalesca che ha predominato nel mondo durante un periodo così lungo da incitare l’umanità a compiere azioni abbiette di cui in seguito si pentirà amaramente.
    Se questo tentativo fallisce – come speriamo e crediamo – in seno alla fratellanza lamaista si produrrà uno stato di crisi con conseguenti atti disperati che si manifesteranno mediante fenomeni di violenti fuochi nell’atmosfera, che risultano dalla grande costrizione di volontà dei maghi che impongono all’umanità i loro imperativi.»

    Ecco una dichiarazione di Djwal Khool, detto il Tibetano, che fu il portavoce della Grande Loggia Bianca fino alla soglia degli anni 1950. Egli comunicò attraverso Alice Bailey, la quale ne trascrisse i messaggi. I suoi insegnamenti costituiscono la bibbia dei guru e channel della New Age.
    Qui il Tibetano fa l’apologia della bomba atomica, considerata come un’arma divina. Questa ammissione è la prova inconfutabile della follia criminale dei maghi, pronti a far saltare il mondo per instaurare il loro Nuovo Ordine Mondiale.
    Per colui che comprende cosa significhi la violazione dell’atomo, alla base dell’ordine naturale, non sono possibili compromessi: l’energia nucleare apre il pozzo dell’abisso.
    Questi maghi hanno fatto man bassa sul lamaismo e su molte organizzazioni iniziatiche e religiose. Si fanno passare per le incarnazioni di Gesù, Buddha, Krishna, Hermes, Zoroastro, Pitagora e perfino di George Washington o di Giovanna d’Arco. Annunciano che la loro manifestazione pubblica è imminente. Essa inizierà con l’apparizione del Cristo-Maitreya, capo della loro religione mondiale, una grossolana parodia del ritorno del Cristo.
    Numerosi esseri sono stati ingannati attraverso la Nuova Era e la promessa di un’Età d’Oro. Un esercito di falsi profeti ciechi guidano gli inconsapevoli sulle vie dell’illusione.
    La Grande Loggia Bianca ha esteso il suo influsso a tutti gli organismi internazionali: l’ONU, l’UNESCO, l’Organizzazione Mondiale della Sanità... e le varie cerchie mondialiste, dove i suoi agenti Illuminati operano per la realizzazione del suo piano nelle sfere finanziarie, politiche e culturali.
    Alcuni adepti del Tibetano dicono che le nostre critiche fanno il gioco della «Loggia Nera», ma devono capire che, dal nostro punto di vista, la loro «Grande Loggia Bianca» è solo un collegamento della potenza oscura. La Loggia Bianca è un dipartimento della Loggia luciferina che è divisa in «bianco e nero». Gli spiritualisti sono ingannati dalle apparenze di saggezza e dalla sofisticheria gesuitica del Tibetano.
    La dichiarazione di Djwal Khool sulla bomba atomica non resiste all’analisi filosofica più del buon senso morale. Essa rivela che i maghi del Tibet sono allo stremo e che sono pronti a seminare il caos e il panico.
    Gli argomenti del Tibetano costituiscono un giudizio severo per coloro che tentano di giustificarli nonostante la grave patologia di queste dottrine. «L’atomo» è satanismo puro.

    J.L.: Perché l’energia atomica a fini «spirituali»?

    Bhodyoul: La Loggia orientale ha bisogno di elevare il livello di radioattività per intensificare il suo controllo sull’umanità. È un programma di inquinamento per metterci «sotto tensione». Rincarando la dose sui vantaggi della bomba atomica, il Tibetano ammette a un certo punto che «le esplosioni atomiche sotterranee permettono di eliminare avversari invisibili». Di che cosa si tratta?
    Alcune ricerche esoteriche mostrano che gli adepti della Loggia orientale tentano di distruggere alcune fratellanze che non vogliono partecipare al loro gioco o che vi si oppongono. Abbiamo pertanto capito che la funzione segreta della forza d’urto nucleare è di alimentare una guerra occulta con il pretesto di esperimenti «pacifici».

    Djwal Khool e la bomba su Hiroshima
    «In questo momento vorrei accennare al massimo evento spirituale che ha avuto luogo da quando è apparso il quarto regno della natura, il regno umano. Mi riferisco alla liberazione dell’energia atomica, di cui si parla nei giornali questa settimana (6 agosto 1945), in relazione al bombardamento del Giappone.
    Alcuni anni fa vi dissi che la nuova era sarebbe stata inaugurata dagli scienziati del mondo e che l’inaugurazione del regno di Dio in Terra sarebbe stato annunciato per mezzo di un’indagine scientifica riuscita. Con questo primo passo nella liberazione dell’energia dell’atomo ciò è stato compiuto, e la mia profezia è stata giustificata in quest’importante anno di nostro Signore, il 1945.»

    Alice Bailey, Esteriorizzazione della Gerarchia, Casa editrice Nuova Era, 1986.


    (e a questo punto, finita la pubblicazione relativa alla questione Tibet, sappiate che ci sarebbe pure dell'altro a cui collegare tutto questo... quindi se non vi spaventa "machiavellarvi" un po' - c'è da andare "fuori di testa"! - potrete continuare a leggere cliccando qui e... non dimenticate di cliccare sul tasto "chi siamo" eh?!)

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